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La gratitudine
Simona è ben consapevole del valore di quello che vive. Da tempo ho iniziato a ringraziarla ogni giorno e più volte al giorno, qualcosa mi spinge a farlo.
Il procedere della malattia si fa più evidente. Non è più possibile alzarla dal letto, se non assai di rado. La pressione cala e il respiro diviene superficiale e faticoso. Ci si organizza con gli altri ospiti di questo piccolo centro e il personale in servizio per non lasciarla mai sola. Simona ricambia come può.
Arriva la sera del 10 ottobre, sono quasi le 22. Come nei giorni precedenti, si continua ad avvertire il grande valore della vita. La ricchezza di ogni momento condiviso, pur nella tragicità del dolore. Gratitudine comune per le esperienze vissute insieme e tanta pace. Quanto è vero che tutto passa, tutto finisce: la malattia, la sofferenza, il pianto. Così come è vero che rimane “l’aver sofferto”, che rimane per sempre il rapporto costruito e tutto quello che si è vissuto insieme donandosi reciprocamente.
È quasi mezzanotte e attorno al letto ci sono due infermiere con un medico. Il polso si fa irregolare, Simona apre gli occhi e ammicca per l’ultima volta. A tutte e tre è chiaro: è il suo straordinario donarsi fino alla fine, è il suo “grazie”.

Angela Vigolo
Infermiera, Varese

Health Dialogue Culture

Vuole contribuire all'elaborazione di una antropologia medica che si ispira ai principi contenuti nella spiritualità dell'unità, che anima il Movimento dei Focolari e alle esperienze realizzate in vari Paesi in questo campo.


 

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