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Avendo sposato uno svizzero italiano, ho lasciato la Svizzera tedesca per trasferirmi nella Svizzera di lingua italiana. La difficoltà della nuova lingua non mi aiutava ad andare verso gli altri. Essendo di natura chiusa e facile alla depressione, ero sempre ripiegata su me stessa. Non era facile superare le difficoltà e spesso mi sono chiesta che senso avesse la mia vita.

Un giorno ero da mia sorella e mi è capitato fra le mani un invito ad un incontro estivo del Movimento dei Focolari. Soprattutto per sfuggire alla nostalgia di mio figlio che in quel momento era lontano, ho deciso di parteciparvi. È stato come arrivare in un altro mondo: quattro giorni in cui mi sono sentita rinascere spiritualmente ed anche fisicamente.

Ho trovato una tale pace e gioia da non riconoscermi più. Al termine dell’incontro, mi sono ritrovata con il microfono in mano a dire: «Ora non ho più paura perché voglio bene a tutti». Tornata a casa, mi son resa conto che la mia vita era tutta da rifare, cominciando dal rapporto con i miei famigliari.

Ho passato un’infanzia ed una giovinezza molto triste, da non conservare neanche un ricordo positivo. Anche da sposata i rapporti con la mia famiglia d’origine mi lasciavano sempre una profonda amarezza, solo critiche e disprezzo. Non è stato facile dimenticare.

Un giorno i miei genitori sono venuti a passare le vacanze da noi. Ho deciso di amarli andando incontro ai loro gusti, senza spettarmi nulla. Avevo fatto mio il motto: “dare senza attendere la ricompensa”. Ad un certo momento ho dato un bacio a mia madre, cosa che non avveniva più dalla mia infanzia. Mia madre mi ha abbracciata e le sono venute le lacrime. Ho sentito crollare il muro che ci divideva.

E papà il giorno del suo compleanno ha voluto che mettessi su la musica da lui preferita e voleva che danzassi con lui. Che conquista quest’armonia con i miei mai esistita prima!

Mi sono lanciata in quest’avventura di dimenticare me stessa per andare incontro agli altri. E le occasioni non mi sono mancate, come quando una mia cugina ha perso i suoi due bambini e più tardi è stata abbandonata dal marito. Stava attraversando un gran dolore e, sebbene non avessi più contatto con lei, le ho telefonato per dirle che le ero vicina. Grande la sua sorpresa, rideva e piangeva al sentirmi.

È nato fra noi un rapporto profondo, tanto che ora posso mandarle la Parola di Vita dalla quale trae tanta forza. Un giorno mi ha detto: «Ti ringrazio, l’ultima che ho ricevuto sembra scritta proprio per me. Mi ha dato il coraggio, dopo tanti anni, di affrontare nuovamente la gente».

Un giorno avevo fatto il programma di andare a passeggio con i miei genitori, dato che papà non era stato bene e la mamma era stanca. Ed ecco che qualcuno bussa alla porta. È un mio conoscente che mi annuncia che il suo amico sta male e da due giorni è a letto e non tocca cibo. Non mi sono preoccupata molto, pensando che fosse un malessere dovuto al bere e quindi era una bella lezione per tutti e due per imparare a moderarsi. Ma, nonostante cercassi di continuare il mio programma, non riuscivo a rimanere in pace.

Mi sono raccolta un attimo per ascoltare la voce interiore e subito mi è venuto in mente che avevo letto una frase che diceva: «Sforzarsi di servire sempre meglio Cristo nei fratelli». Ecco cosa dovevo fare invece di stare lì a dare i miei giudizi! Ho detto ai miei di attendermi e sono corsa alla casa di quell’anziano. Appena entrata gli ho chiesto come si sentiva e la sua risposta era un borbottare confuso. Ho capito che era molto grave e subito ho telefonato al dottore.

Sentivo che dovevo essere per lui come una sorella. Subito dopo ho chiamato l’autoambulanza ed è stato portato in ospedale. Non avendo parenti, sono partita con lui. La diagnosi era: infarto cerebrale.

Ho ringraziato Dio di avermi guidata e ho pensato: chissà quante permissioni avvengono perché sono poco vigilante, mentre quanti dolori potrebbero essere evitati, quante sofferenze risparmiate se già soltanto io, ascoltassi e mi muovessi secondo quella voce che sempre parla dentro di noi!

M.C.