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Pensami già grandeUn figlio amato, un figlio disabile che deve volare con le sue ali, per realizzarsi pienamente secondo i suoi desideri. L'esperienza di una mamma. Silvana si muove con leggerezza per casa e fa mille cose  con la laboriosità dell’ape e la delicatezza della farfalla. Èattenta a tutto e soprattutto a tutti coloro che incontra, per i quali ha sempre una parola di interessamento. Un occhio vigile all’orologio perché l’efficienza è per lei,  saper anche scandire il tempo. Ma non se ne cruccia e per questo a me sembra un pozzo di saggezza e di equilibrio tutto femminile. Sembra giovane ancora e solo quando si affianca al figliolo, allora hai la certezza che questi suoi anni siano portati proprio bene. Davide infatti è già un giovanottino della scuola media, più alto di lei, cresciuto in fretta, sembra un principe biondo. Fra una cosa e l’altra Silvana osserva limpidamente, senza pretese: «Sono contenta di Davide, ha imparato a fare da solo, sa studiare e ha capito che tutto dipende da lui e dalla sua buona volontà. Io ho fiducia nelle sue possibilità. Questa fiducia l’ho sempre avuta, anche quando molti intorno mi dicevano che non c’era da aspettarsi molto da un figlio disabile. E mi guardavano anche con un po’ di compassione». Silvana si ferma e sorride, poi continua. «E ho avuto ragione, Davide ha vinto molte battaglie, ha preso buoni voti ed è stato promosso anche quest’anno.

Ha buoni rapporti con i suoi professori e con i suoi compagni, si aiutano, stanno bene insieme e vedo Davide contento. Neppure il padre credeva ai suoi occhi quando lo ha visto recitare sul palco». Un guizzo di soddisfazione le colora il viso. «Bisogna avere fiducia nei figli e fargliela sentire sempre, crederci ed esigere che poi ci mettano tutta la loro capacità, perché camminino da soli e acquistino autostima. Quando vedo mamme disperate perché i loro figli non fanno meglio degli altri mi dispiace, perché capisco che hanno preso la strada sbagliata. Dico a loro che non è il caso di affannarsi troppo per rendere facile il cammino dei figli e pretendere che si distinguano a tutti i costi e che vadano proprio là, nella  direzione voluta. E poi si disperano se gli stessi figli rispondono male o rifiutano ogni loro aiuto. Si sentono incapaci e per forza si ribellano!». Davide sta leggendo un libro seduto sul divano. È sempre educato e rispettoso, lo sguardo dolce di chi è in pace con tutti e prima di tutto con sé stesso. Poi saluta, con un sorriso attento alla persona che ha davanti, senza timidezze. Quali interessi ha Davide se lo pensiamo grande? «A Davide piacerebbe coltivare bene un orto, ha dimostrato abilità con i pomodori… Ma vorrebbe anche imparare a suonare la batteria… Poi ha un’altra passione… - e qui la voce di mamma Silvana si affievolisce e sussurra - …gli piace fare la pizza, potrebbe studiare in qualche scuola specializzata, vero?». Già, forse il cammino è proprio aperto per questo figlio molto amato, perché promosso nella vita, prima di tutto da una madre che non si è mai scoraggiata e lo ha lasciato volare con le sue ali. Beati i miti, penso ripetendo una complicata lezione, beati i puri di cuore. di Annamaria Gatti fonte: Città Nuova

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Vuole contribuire all'elaborazione di una antropologia medica che si ispira ai principi contenuti nella spiritualità dell'unità, che anima il Movimento dei Focolari e alle esperienze realizzate in vari Paesi in questo campo.


 

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